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I Vigili fin troppo zelanti, amministrazioni comunali assetate di entrate, autovelox sfiduciati, cartelle esattoriali pazze. Benvenuti nel mondo delle multe, che in Italia assume le forme vuoi della tragedia, vuoi della farsa. Per ogni contravvenzione strappata dal blocchetto, ce ne sono dieci per le quali è stato fatto ricorso. E da Roma arriva una novità che non mancherà di far discutere: la possibilità di estinguere le multe comminate fino al 2004 senza il pagamento di interessi, mentre per quelle ricevute nel 2005 l'opportunità di pagare a rate - fino a 30 - gli importi. In parole povere, un condono.

Il fatto è che sono così tante le vecchie multe non pagate - con conseguente cascata di cartelle esattoriali - che il neo assessore capitolino al Bilancio Maurizio Leo ha pensato sarebbe stato meglio incassare a rate o senza interessi che non incassare affatto. Intanto si moltiplicano anche in tutto il resto dello Stivale il partito dei "resistenti alla contravvenzione": un esempio su tutti quello di Bologna, dove i ricorsi contro i verbali che accertano le violazioni al Codice della strada presentati davanti al Giudice di Pace sono stati 10mila nel 2008, mentre in questa prima parte del 2009 se ne sono registrati altri 3.200. Una situazione alla quale il comandante della Polizia municipale, Romano Mignani, ha risposto dando mandato a quattro avvocati esterni all’amministrazione di difendere le ragioni di Palazzo D’Accursio davanti ai Giudici di pace a cui i cittadini si rivolgono per contestare e farsi annullare le multe.

Grande risalto hanno intanto le sentenze che danno ragione al cittadino: ultima in ordine di tempo, quella che obbliga i comuni che intendono disporre la circolazione a targhe alterne a fare una preventiva campagna mediatica per rendere conoscibile i divieti imposti anche agli automobilisti che vengono da fuori città. La decisione è stata presa dalla seconda Sezione civile della Corte di Cassazione (sentenza 15769/2009) che ha annullato una contravvenzione fatta a una signora che in viaggio a Roma aveva circolato senza rispettare le limitazioni imposte dalle targhe alterne. In prima battuta il Giudice di Pace convalidava la contravvenzione sostenendo che "le ordinanze sindacali di divieto di circolazione per le auto per prevenzione dell'inquinamento atmosferico sono propagate a mezzo mass media e portate a conoscenza degli automobilisti anche attraverso cartelli". Secondo il Giudice di pace la donna che proveniva da altra città avrebbe dovuto informarsi. L'automobilista ha dunque fatto ricorso in Cassazione evidenziando di non essere assolutamente a conoscenza delle disposizioni che precludevano la circolazione a Roma: i giudici della Corte le hanno dato ragione bacchettando il giudice di pace ed annullando la multa.



 

 

 

 

 

 


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